Tiro con l'arco
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Il tiro con l'arco è una disciplina che non fa alcuna distinzione tra arciere paralimpico e normodotato. Gli atleti sono abituati ad allenarsi e gareggiare insieme, nelle medesime competizioni del calendario nazionale, anche se per gli arcieri con disabilità sono anche previsti i campionati italiani indoor e outdoor paralimpici.
La FITARCO è una Federazione Sportiva riconosciuta dal CIP che, dal 2010, gestisce l'attività paralimpica nazionale e internazionale. A partire dal 2020 la Federazione può far svolgere attività agonistica anche agli arcieri con disabilità intellettiva e relazionale. Possono quindi partecipare a questo sport arcieri con differenti disabilità: paraplegici, tetraplegici, atleti con amputazioni e compromissioni agli arti, con disabilità visiva, lesioni midollari e con disabilità intellettiva e relazionale.
È possibile tirare con l'arco attraverso ausili appositamente tarati in base al tipo di disabilità. Gli arcieri possono gareggiare stando in piedi (standing), sedendo su uno sgabello o seduti in carrozzina. Gli arcieri non vedenti e ipovedenti gareggiano attraverso il “mirino tattile”. Il tiro con l'arco prevede le competizioni indoor nei mesi invernali (18 metri e 25 metri) e le competizioni outdoor. Gli archi utilizzati sono l'arco ricurvo (detto anche arco olimpico) e l'arco compound.
Gli arcieri gareggiano in piena autonomia ad eccezione degli atleti tetraplegici del W1 e i Visually Impaired: i primi possono avere l'ausilio di un tecnico per incoccare la freccia, i secondi possono essere supportati da un accompagnatore. Gli arcieri con disabilità intellettivo-relazionale gareggiano seguiti da un tecnico-accompagnatore. È presente nel programma dei Giochi a partire dall'edizione di Roma 1960. È la disciplina olimpica maggiormente inclusiva, capace di abbatte ogni barriera sotto tutti i punti di vista, considerando che un atleta con disabilità può allenarsi e gareggiare al pari di un 'normodotato' senza alcuna distinzione.